È quasi pronta la legge che renderà possibile il trasferimento allo Stato degli ex istituti musicali pareggiati. La legge dovrebbe non solo dare nuovo impulso all’autonomia dei singoli istituti, ma risolvere anche il nodo del precariato. È quanto anticipato dal senatore Claudio Martini nel corso della tavola rotonda “Qualità, valutazione e insegnamento musicale”, un appuntamento organizzato nell’ambito di Cremona Musica International Exhibitions. «Con la settima Commissione del Senato – ha spiegato Martini – stiamo proseguendo con la preparazione di una legge che permetterà il trasferimento allo Stato degli istituti ex pareggiati. Sappiamo infatti che Comuni e Regioni non hanno più risorse per sostenerli. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha dato il suo assenso all’operazione, a patto che si realizzino un riordino e una razionalizzazione di tutto il sistema della formazione. Su questo stiamo lavorando, cercando di dare anche un impulso all’autonomia delle istituzioni e provando a risolvere situazioni di precariato all’interno di queste strutture. Vogliamo proiettarci in avanti nell’insegnamento, con nuovi investimenti nel campo della ricerca. Spero la legge arrivi in porto presto perché la riforma è attesa da molto tempo».
Nel corso della tavola rotonda è intervenuta anche Helena Maffli, della European Music School Union: «Oggi – ha detto – l’accesso alla musica grazie all’e-learning è divenuto quasi universale, e questa è una buona cosa. Ma non è positivo il fatto che ovunque in Europa si stiano dedicando sempre meno risorse all’insegnamento musicale. Per questo è fondamentale evidenziare il valore di questo tipo di insegnamento, una azione da intraprendere a livello politico». E a proposito dei parametri di garanzia sulla qualità ha aggiunto: «Non credo sia possibile trasferire, così come sono, i criteri di un paese europeo a tutti gli altri».
Stefan Gies, direttore generale dell’Associazione Europea Conservatori, è tornato alle origini del sistema di garanzia di qualità: «Quando questo strumento venne introdotto, io ero scettico e mi sentivo impreparato. Di fatto, però, c’è sempre stata una forma di garanzia di qualità nell’ambiente musicale: in passato si consideravano l’opinione pubblica, il passaparola. Oggi c’è un nuovo sistema, basato su criteri ben definiti. In altre parole ora si fa quello che si faceva in passato, ma in modo più puntuale e preciso: un grande passo avanti».
Focus anche sulle scuole di musica private italiane, il più delle volte il primo ‘porto accogliente’ per i talenti di domani: «Le scuole di musica – ha dichiarato Paolo Ponzecchi, presidente dell’Associazione Italiana Scuole di Musica – rappresentano per molti il primo e più semplice modo per avvicinarsi alla musica, ed è questo aspetto legato alla territorialità uno dei nostri punti di forza vincenti. In termini di valutazione e qualità, non posso dire che ci siano strutture standardizzate nella maggior parte delle nostre scuole, c’è però un controllo diretto da parte dei direttori, responsabili del buon andamento della scuola tramite la scelta di figure qualificate».
In coda alla tavola rotonda l’artistic advisor Ettore Borri ha presentato il volume ‘Qualità e valutazione per i Conservatori di Musica’, una sintesi dei convegni organizzati dal Conservatorio di Milano nel 2014 e 2015. Nei convegni si sono voluti identificare i singoli problemi sulla qualità dell’insegnamento con approfondimenti di alcuni relatori internazionali.
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