Se sarà ratificato, porterà all’abbattimento degli attuali dazi e ad un incremento delle esportazioni di prodotti italiani verso un importante mercato di sbocco come il Canada, con un aumento della quota di importazione di formaggi europei (ed italiani) di 18.500 tonnellate. Per l’Italia, uno dei più grandi esportatori europei di prodotti caseari in Canada, una grande occasione di fare business. Contestualmente, l’accordo metterà un freno alle contraffazioni canadesi di prosciutti e formaggi made in Italy e imporrà dei caveat rigidissimi ai produttori canadesi che dovranno rispettare le normative comunitarie in materia di sicurezza alimentare per i prodotti che potranno esportare in Europa ed in Italia. Tutto bene, dunque? Non proprio, perchè l’ormai famigerato CETA, “Accordo economico e commerciale globale” di libero scambio tra Canada e Unione Europea, in vigore in via provvisoria dal 21 settembre 2017 in attesa di essere ratificato da tutti i Parlamenti degli Stati membri dell’Ue, rischia di finire su in binario morto dopo le recenti dichiarazioni del neo ministro dell’agricoltura Gian Marco Centinaio che, pochi giorni dopo il suo insediamento, ha dichiarato che «il governo proporrà al Parlamento italiano di non ratificare il CETA perchè tutela solo una piccola parte dei nostri prodotti Dop e Igp». Ma cosa prevede il CETA? Per l’Italia, stabilisce la protezione di 41 prodotti di denominazione di origine: dalla Bresaola della Valtellina all’aceto Balsamico di Modena, passando per la Mozzarella di Bufala Campana e il Prosciutto di Parma. I prodotti europei godranno di una protezione dalle imitazioni analoga a quella offerta dal diritto dell’Unione e non correranno più il rischio di essere considerati prodotti generici in Canada. Giudicato positivamente dalla stragrande maggioranza delle associazioni di categoria e dai consorzi di tutela delle produzioni tipiche italiane attraverso l’associazione AICIG, la ratifica del CETA è invece osteggiata da Coldiretti, a capofila di una cordata di altre associazioni (dalla Cgil ai consumatori, passando per Greenpace, Legambiente, ecc...), perchè, a giudizio dell’associazione, il CETA «è un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia» in quanto «accorda esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali». Chi ha ragione?
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