La didattica a distanza? Un’esperienza che fin qui ha riservato più “contro” che “pro”, e che in qualche caso si è rivelata addirittura discriminante. A dirlo è Elena, un’insegnante di scuola elementare cremonese che ci racconta non solo le concitate fasi vissute all’inizio della migrazione online del proprio istituto, ma anche il complesso e contraddittorio quotidiano che oggi, a oltre due mesi dalla chiusura delle scuole, la docenza a distanza implica. L’Italia, al contrario di altri paesi europei, ha stabilito di non riaprire prima di settembre. Il governo francese, con una scelta differente, si prepara invece al nuovo rientro nelle aule l’11 maggio. Tra i motivi della decisione c’è il tema dell’inclusione: «troppi bambini sono privati della scuola senza aver accesso alla tecnologia digitale e non possono essere aiutati allo stesso modo dai genitori» ha dichiarato l’Eliseo nei giorni scorsi. Come stanno le cose in Italia? E a Cremona? Mentre si conferma la linea della precauzione, si arriva davvero a tutti? «La scuola oggettivamente si è mobilitata subito per cercare di tamponare la situazione - ci conferma un’insegnante, che preferisce restare anonima - poi ogni istituto comprensivo si è organizzato a seconda delle direttive del dirigente scolastico». Un panorama quindi che può risultare molto differente da caso a caso.
DIGITALE, MA NON PER TUTTI - «Il mio istituto - spiega la docente - ha attivato subito un sistema di condivisione in cloud tramite Google Drive, sul quale abbiamo inizialmente caricato delle schede di ripasso. C’è chi preferisce usare il registro elettronico al posto di piattaforme simili, ma il nostro era troppo obsoleto. Siamo comunque partiti meglio di altri, che invece hanno frammentato la distribuzione dei materiali didattici e delle indicazioni fra mail e messaggistica Whatsapp. Quando si è capito che la situazione non si sarebbe sbloccata alla svelta ci hanno chiesto di modificare la didattica, anche perché le cartolerie nel frattempo erano state chiuse. Così abbiamo cercato di rendere il meno necessario possibile il supporto cartaceo, preferendo applicazioni online, video e fotografie». Il punto dolente sta nell’accessibilità: «Ci siamo accorti velocemente che non tutti i bambini potevano essere raggiunti allo stesso modo, fra connessioni ad esaurimento o poco efficienti, e dispositivi multimediali non adatti o addirittura non disponibili. E’ una didattica discriminante, che ha messo in ulteriore difficoltà quei bambini e quelle famiglie che già lo erano»...
Luca Muchetti, Lidia Gallanti, Angelo Galimberti, Laura Bosio, Daniele Ardigò e Rosario Pisani
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