Ci sono giovani che scoprono molto presto quale sarà la loro strada nel mondo del lavoro. Un bell’esempio ci viene da Carlo Maria Recchia, giovane ma già affermato imprenditore agricolo di Formigara, che ha avuto la brillante intuizione di riscoprire e valorizzare il mais corvino, la cui coltivazione risale all’epoca dei Maya e che in Europa non si coltivava più dal 1700. Dal 2010, anno in cui Recchia ne è venuto a conoscenza in seguito a una ricerca scolastica all’Istituto Stanga di Crema, di progressi ne ha fatti molti, riuscendo a creare dal nulla la sua impresa. Dopo averne parlato su queste pagine nel 2013 e nel 2016, torniamo ad occuparci di lui, soprattutto per conoscere le ultime novità e per capire come un giovane protagonista del settore agricolo affronti l’emergenza coronavirus che sta mettendo in ginocchio tante piccole e medie imprese.
È difficile conciliare il grande impegno richiesto dall’impresa agricola, e non solo, con gli studi universitari in scienze agrarie a Milano? Ha sempre pensato di lavorare nel settore primario? Cosa ha influito su questa scelta?
Sicuramente lavorare e studiare non è semplice, anche se seguire un corso di laurea strettamente legata al mio lavoro e ai miei interessi mi agevola. Comunque, avevo immaginato da tempo il mio percorso di studi e già alla scuola media avevo manifestato questa intenzione. Nato in un piccolo paese dove ci sono solo campi, mi ero appassionato fin da piccolo al mondo dell’agricoltura. Come scrivo anche sul sito (www.maiscorvino.it), il mio sogno era appunto fare l’agricoltore ma, non essendo figlio d’arte e non avendo terreni a disposizione, sembrava obiettivamente difficile realizzarlo. Ho pensato, però, che se fossi riuscito a coltivare qualcosa di particolare, avrei avuto maggiori chance di trovare una mia collocazione nel panorama del settore primario e anche di distinguermi...
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