«Io mi auguro che, prima di tutto, si arrivi il più presto possibile alla fine della guerra e che ci si renda conto che non possiamo tornare agli anni ‘50 o ‘60. Ma, naturalmente, questo non dipende solo da noi». Nella consueta intervista mensile a Mondo Padano, Carlo Cottarelli analizza la situazione generata dal conflitto fra Russia e Ucraina a livello politico, militare ed economico, salutando positivamente i primi passi fatti nella direzione di un esercito europeo, e considerando inevitabile, «in questa situazione di tensione aumentata», la decisione assunta da molti Paesi, Italia compresa, di aumentare la spesa destinata alle spese militari. Nell’immediato, il vero problema da superare è rappresentato dalla dipendenza dal gas russo, anche se la minaccia più preoccupante è rappresentata dal fatto che «Mosca possiede migliaia di testate atomiche». Guardando al passato, anche l’economista cremonese, come diversi analisti, considera come «poco prudente» l’allargamento ad est della NATO. «Personalmente - afferma Cottarelli - non lo avrei fatto, perchè non era necessario. Però questo non giustifica nulla, non giustifica la guerra, le bombe, l’attacco ai danni di un Paese sovrano». Pensando al lascito di questo conflitto, Cottarelli ritiene che per il futuro si debba «riflettere con attenzione sui Paesi nei quali facciamo investimenti e dovremmo ricordarci che la geopolitica è importante».
Ora, comunque, la priorità è fare quanto possibile per far cessare questo conflitto che rischia di avere ripercussioni di lunga durata, a tal punto che al momento risulta impossibile azzardare previsioni: «Dipende da quanto dura la guerra. Ma poi si riproporrà la domanda che ci facciamo da tempo: una volta terminata la fase di rimbalzo, riusciremo a crescere almeno dello 0,8 per cento, come intendeva il governo?»...
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