L’ottava edizione di CremonaJazz, diretta da Roberto Codazzi, ha riconfermato il grande successo e una crescita esponenziale di pubblico e di qualità musicale, proposte all’interno del gioiello acustico che è l’Auditorium Giovanni Arvedi del Museo del Violino. Un programma di 5 concerti, ricco di melodie, ritmi e colori, dalle note Jazz alle sonorità crossover, carico di nostalgia dei periodi storici della musica italiana ed internazionale. Abbiamo chiesto al direttore artistico Roberto Codazzi una riflessione sulla fortunata rassegna.
Roberto, com’è andata la rassegna CremonaJazz 2023? Sono state raggiunte le aspettative?
«Abbiamo fatto cinque sold out, e per quanto l’aspetto quantitativo non sia l’unico e forse nemmeno il principale indicatore di valutazione del successo di una manifestazione, è comunque un significativo indice di gradimento, o perlomeno è il segnale che siamo sulla buona strada. La soddisfazione più grande è però, quella di constatare che CremonaJazz ha formato un “proprio” pubblico, composto sì di spettatori che magari vengono per la prima volta in Auditorium Arvedi, da città sempre più diverse e sempre più lontane, ma che si aggiungono a un forte ceppo di utenti fidelizzati ed emotivamente coinvolti, che si aggregano tra loro, commentano sui social i concerti prima e dopo, forniscono suggerimenti preziosi, fanno sentire il loro sentimento, il loro gusto, le loro osservazioni critiche, e parliamo mediamente di appassionati molto preparati, sensibili, motivati».
Un cartellone di 5 concerti. Dalla grande leggenda del Jazz internazionale Kenny Barron, al performer Jazz-Blues Raphael Gualazzi, all’interpretazione in chiave jazz del repertorio di Stevie Wonder con Fabrizio Bosso Quartet e, per concludere, un tuffo nostalgico negli anni ’70 e ’80 della musica italiana, con Sergio Caputo e Tony Esposito. Pluralità di accenti, ritmi, colori e improvvisazioni che hanno affascinato gli appassionati del Jazz ma, anche il pubblico trasversale, di diverse generazioni. Quindi, formula perfetta, per il pubblico di CremonaJazz, sempre più attento, numeroso, eterogeneo, e decisamente in crescita presso l’Auditorium G. Arvedi del Museo del Violino?
«La pluralità di accenti stilistici è certamente la componente strategica, se così si può dire, nel confezionare un progetto artistico, in particolare quello di una rassegna jazz, genere vario per antonomasia, un linguaggio musicale fortemente identitario ma che per contro può via via intercettare nuovi utenti, appassionati che vanno dalla classica al pop e che via via possono incontrare lungo il loro percorso questo meraviglioso linguaggio musicale decidendo di approfondirne la conoscenza (...)».
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