L’ultimo dato, ufficiale, è del 2022: per anoressia sono morte in Italia più di 3 mila persone, la gran parte molto giovani. La definizione di “emergenza” del Ministero della sanità è dunque giustificata dai numeri. Roberto Poli, responsabile del Dipartimento Salute mentale e Dipendenze dell’Asst di Cremona, traccia il quadro generale e sottolinea gli aspetti più recenti «I disturbi che oggi tecnicamente sono definiti “disturbi della nutrizione e della alimentazione”, in sigla DNA - spiega Poli - rappresentano una serie di disturbi abbastanza comuni che comprendono l’anoressia, la bulimia e altri disturbi meno conosciuti. L’anoressia è il disturbo alimentare più noto e più temuto perché, nei casi più gravi, può portare addirittura al decesso. Per l’anoressia, nel periodo post pandemia, se da un lato si è registrato un incremento elevatissimo di casi, dall’altro si è abbassata l’età di esordio con casi che riguardano bambini e bambine a 7-8 anni. In più, si è registrata una presenza nei maschi, in percentuali stimate attorno al 25-30%, soprattutto nei più giovani. Faccio notare che, 20 anni fa, l’anoressia era considerato un disturbo quasi esclusivamente femminile, tanto è vero che, nei manuali, uno dei segnali indicatori era l’assenza del ciclo mestruale».
La pandemia ha visto un aggravio dei disturbi alimentari?
«Sì, anche se occorre dire che, per l’anoressia, il trend di aumento si era registrato anche prima della pandemia. Il periodo del Covid ha portato ad un’accentuazione di alcuni disturbi mentali perché è stato molto ansiogeno, fortemente stressante in particolare per la fascia pre-adolescenziale e adolescenziale. La pandemia può essere una concausa per la crescita del fenomeno che era comunque già in salita».
C’è una ragione che spiega l’abbassamento dell’età e il coinvolgimento dei maschi?
«Siamo in un’epoca che i sociologi definiscono “del narcisismo”. Oggi l’immagine è fondamentale ed è certamente collegata all’avvento dei social che attraggono coinvolgono anche i giovanissimi. L’immagini fisica è diventata centrale. E se un tempo, questa particolare attenzione era delle ragazze, oggi coinvolge anche i maschi. Ci sono infatti (...)».
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