Giulia Principato è da quasi 2 anni il medico referente del reparto di RSA “Nuclei Speciali per pazienti affetti da Alzheimer” dell’Azienda Speciale Cremona Solidale. Insieme al reparto di lunga degenza è il medico referente anche dei due Centri Diurni Alzheimer ed effettua insieme agli altri Geriatri della struttura le visite ambulatoriali.
«Abbiamo 40 ospiti residenti nei Nuclei Rsa e altrettanti utenti che frequentano settimanalmente i due Centri Diurni Alzheimer - sottolinea – in ambulatorio siamo invece 5 Geriatri ad effettuare le valutazioni (prime visite e controlli successivi). Occorrerebbero più posti? In prospettiva, credo di sì. Si stima che la prevalenza della demenza sarà in aumento nei prossimi anni, anche in ragione dell’aumento della longevità e in conseguenza dello stile di vita. Noi possiamo intervenire sia alla comparsa dei primi sintomi, ma anche in fase di prevenzione. I trattamenti disponibili oggi non sono in grado di modificare il decorso della malattia, ma possono rallentarne la progressione e migliorare i sintomi cognitivi e non cognitivi. Ancora molto, infatti, bisogna scoprire sulle cause del decadimento cognitivo. Sono fiduciosa del fatto che la Medicina e le Neuroscienze arriveranno a comprendere i complessi meccanismi alla base della sindrome e migliorare quindi gli aspetti terapeutici, ma ci vorranno ancora alcuni anni. Il cervello è il nostro organo più complesso e sono innumerevoli – e non ancora comprese del tutto - le interazioni tra i neuroni e altre cellule interconnesse. Non dobbiamo illuderci per cure miracolose ma possiamo apprezzare i progressi nella ricerca».
In effetti, in occasione della giornata mondiale dell’Alzheimer, vengono rese note ricerche molto promettenti. Un esempio, la sperimentazione di un farmaco, un anticorpo monoclonale che aiuta a rimuovere la beta-amiloide, la proteina alla base delle placche caratteristiche della malattia.
«Ci sono studi sperimentali che suscitano delle speranze, forse più di uno, ma se devo essere realistica, molte soluzioni si sono rivelate “illusorie”, non scevre da effetti collaterali. La terapia di cui disponiamo oggi risale agli anni ‘90 (Donepezil, Galantamina, Rivastigmina, Memantina), con degli effetti sicuramente migliorativi sul paziente. Le evidenze scientifiche ad oggi suggeriscono molteplici fattori alla base della patologia e non una sola causa. Un elemento che mi sento di segnalare è l’importanza di intercettare il “Disturbo neurocognitivo minore”, che può rappresentare una fase prodromica della (...)».
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