Tutti invocano la pace, ma la soluzione dei conflitti in Medio Oriente e fra Ucraina e Russia appare in realtà molto distante.
La Comunità internazionale, a partire dalla sua espressione più alta, l’ONU, sembra del tutto impotente rispetto a una delle più gravi crisi che l’umanità si trovi ad affrontare dal dopoguerra. Alle parole non seguono i fatti, mentre la scena è dominata dalle armi, dalle vittime e da immani distruzioni. Cosa potrò accadere in futuro? Lo chiediamo a un esperto, il Generale Giorgio Battisti, fra l’altro, ex comandante del Corpo d’Armata Italiano di Reazione Rapida della Nato con missioni condotte in Somalia, Bosnia e Afghanistan.
Generale, c’è chi parla di Medio Oriente in fiamme…
«Israele in questo momento è impegnato su almeno cinque fronti: un’operazione di contro-guerriglia nella Striscia di Gaza per neutralizzare le rimanenti formazioni di Hamas e degli altri gruppi jihadisti, che dura oramai da oltre 10 mesi; un’operazione di contro-terrorismo urbano nella Cisgiordania; una guerra a distanza tendente a disarticolare le capacità operative di Hezbollah in Libano. Israele deve sostenere inoltre attacchi missilistici e di droni da parte degli Huthi e delle formazioni jihadiste filo-iraniane dalla Siria e dall’Iraq, senza dimenticare infine la latente minaccia terroristica all’interno dei propri confini. L’azione sul fronte Nord contro il Libano è attualmente l’impegno principale di Tel Aviv. Essa si manifesta con intensi, mirati e selettivi attacchi aerei e di droni in profondità nel Libano per degradare e disarticolare il sistema di comando, controllo e comunicazione di Hezbollah, colpire i vertici dell’organizzazione terroristica, i siti di lancio dei missili e razzi, depositi munizioni, ponti per ostacolare i movimenti avversari ed i valichi di frontiera per impedire l’afflusso dei rifornimenti iraniani di armi e munizioni dalla Siria. In una settimana di intensi e devastanti raid aerei (e di droni) Israele ha colpito migliaia di obiettivi. Controlla inoltre lo spazio aereo libanese e ha minacciato di colpire gli aeroporti qualora acconsentano l’atterraggio di velivoli iraniani. L’operazione è stata preceduta dal devastante attacco cyber, mai ammesso peraltro da Israele, con l’esplosione dei cerca-persone, walkie-talkie ed altri dispositivi elettronici che hanno debilitato sensibilmente la leadership di alto/medio livello di Hezbollah e i sistemi di C2».
Quale significato possiamo attribuire a questo cambio di passo da parte di Israele?
«Questa azione può essere considerata il tentativo di Tel Aviv di ristabilire la deterrenza dopo l’attacco del 7 ottobre 2023. Israele sta cercando di convincere i propri nemici che dispone delle capacità di distruggere in modo devastante chiunque minacci la sua popolazione...
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