numerose le filande attive nel nostro territorio
Un bozzolo di seta cade nella tazza di tè della sovrana Xi Ling Shi, imperatrice della Cina nel VII millennio a.C., e la donna si accorge che da questo fuoriesce uno strano filamento serico. Così nasce la leggenda della bachicoltura, di tradizione millenaria, di origine orientale, approdata nella penisola italiana fin dal Medioevo e fonte di guadagno per quelle famiglie contadine cremonesi che fin dal Settecento si attivarono nella produzione di filo da seta. Il più antico commercio di questa stoffa pregiata è testimoniato proprio fra le regioni della Cina raggiungendo ben presto Corea, India e Giappone. Il commercio dei bachi da seta raggiunge l’Europa solo nel VI secolo d.C. in epoca bizantina proprio su quelle rotte di mercato fra Oriente e Mar Mediterraneo nominate “La via della seta”. Come per la cultura cinese, anche nella tradizione europea la conoscenza del baco e la sua commercializzazione fondano le loro radici attraverso leggende tramandate nei secoli. L’imperatore Giustiniano, attratto dal grande mercato della seta, inviò da Bisanzio verso l’oriente due monaci con il segreto compito di cogliere semi di gelso e rubare uova di bachi per avviare anche sulle coste mediterranee la produzione della seta e rendere l’Europa indipendente dal mercato cinese. I monaci tornarono a Bisanzio con le uova nascoste fra le canne di un organo portatile. Appresa la pratica della bachicoltura, quelle uova diedero inizio ad una sempre più grande produzione di bachi da seta e di conseguenza stoffe pregiate. Superando i limiti narrativi della leggenda, le fonti storiche attestano che dalla seconda metà del VI secolo il monopolio commerciale cinese inizia a vacillare e nei libri contabili dell’impero bizantino compaiono voci consistenti di guadagno per il commercio della seta prodotta nel proprio territorio. In Italia si attesta la massima attività della bachicoltura nel XII secolo soprattutto nella regione Toscana a tal punto che la Corporazione della seta era la più ricca realtà commerciale del territorio. La pratica della bachicoltura in questi secoli inizia espandersi anche nel nord Europa soprattutto nella regione della Francia, da sempre in contatto con il centro Italia e soprattutto con la Toscana sia per motivi economici sia per ragioni politiche. Questa espansione nel nord Europa diventa occasione per la Lombardia e soprattutto per le zone della pianura padana di avvio della coltivazione di bachi da seta e la conseguente lavorazione del filo per la produzione del tessuto. Proprio nel cuore del Settecento, il secolo dell’industrializzazione, anche Cremona si distingue per la notevole presenza di filande attive sul territorio comunale e non solo. Un forte declino di queste attività durante la prima metà del XIX secolo è causato dall’eccessiva spinta economica nel settore industriale e contestualmente una tragica atrofia dei bachi da seta che colpisce la maggior parte dei centri di coltivazione. In questa situazione di difficile ripresa, la coltura dei bachi rimane attiva fino al secondo dopoguerra solo nelle più antiche filande cremonesi che ricavano la materia prima dalle facoltose famiglie contadine che, per ricavare un maggior guadagno durante la stagione primaverile, si offrono di coltivare qualche oncia di uova di baco all’anno.
CRESCE LA DOMANDA DI SETA
Già il quadro cronologico generale pone fra i più importanti produttori di seta italiana la Lombardia, che dal Settecento si distingue per impegno e alti risultati di produzione. Nel dettaglio la cultura del baco da seta e la sua produzione è ben narrata dai più importanti storici ed economisti locali che descrivono passo a passo l’incremento della coltura in relazione alla sempre più crescente domanda da parte dei mercati europei. Giuseppe Aglio, Giuseppe Sigismondo Ala Ponzone, Giulio Mussi Gallarani sono solo alcuni degli studiosi che approfondiscono il tema della bachicoltura cremonese sia dal punto di vista culturale, sia dal punto di vista economico fornendo una serie di tabelle in cui si indicano gli alti profitti delle filande cittadine....
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