non basta il coraggio, servono ascolto ed empatia
«Un corrispondente in area di crisi deve mettersi nelle scarpe della gente che lì vive quotidianamente la guerra, perché è gente che scappa, che fugge, lasciando tutto con fatica ….”: questo il pensiero forte di Nello Scavo, noto corrispondente di guerra nonché autore di alcuni libri di successo. Nel tardo pomeriggio di venerdì 14 aprile ha presentato la sua ultima fatica, “Kiev”, a Cremona, presso la Libreria delle Paoline. Il numeroso pubblico presente ha seguito con grande interesse il fitto dialogo intessuto con il sindaco Gianluca Galimberti sulla guerra in Ucraina, di cui ha messo in luce aspetti e caratteristiche delle azioni belliche, come della vita quotidiana degli abitanti della capitale. Scavo ha chiarito subito cosa l’ha portato a scrivere questo libro: «Fin dal primo giorno di guerra, la nostra vita è cambiata ed era importante, oltre che giusto, raccontarla fin dall’inizio. Ho avuto la percezione esatta, già prima che la guerra scoppiasse, che ci saremmo trovati di fronte a qualcosa di mai visto e che con il lancio del primo missile la storia sarebbe cambiata per sempre. Avevo la netta percezione che si trattava di una guerra che nessuno voleva, ma tutti sapevano sarebbe scoppiata».
Davvero particolare la definizione che ha dato di questo conflitto bellico guerra matrioska, perché comprende tanti altri conflitti. Con grande onestà professionale, Scavo, che pure è corrispondente di guerra di grande esperienza maturata in varie parti del mondo, ammette di aver commesso un errore di valutazione. «Poco dopo lo scoppio, vedendo i carri armati russi avanzare, i civili terrorizzati, ho pensato che fosse finita e la domanda che mi ponevo era se Kiev sarebbe caduta con o senza resistenza; ne ero così convinto che avevo anche iniziato a scrivere un reportage. Nessuno di noi, però, conosceva il lato sentimentale ed emotivo del popolo ucraino che si era sentito dire che la sua identità non esisteva. Questo rumore di fondo non l’abbiamo intercettato, ma la realtà ci sorprende e l’onestà del giornalista è riconoscerlo e cercare gli elementi che scardinano la personale costruzione ideologica»....
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